E' evidente come l’unica spiegazione per l’attivismo di Mosca non fosse quella di intervenire nella politica americana (si dava scontata la vittoria di Hillary) ma solo quella di protestare rumorosamente per lo stile con cui l’amministrazione Obama, con in testa la Clinton, aveva trattato la Russia degradandola a potenza di terzo rango.
Tranquilli: Merkel rimane Merkel. Scenari di tempesta in arrivo sull'orizzonte euro-tedesco.
Emmanuel Macron ha perso le elezioni suppletive per due dei suoi seggi della Camera rimasti vacanti: ora sono passati ai gollisti. Ma forse questa news non è arrivata in Italia.
Non ci sono soluzioni realistiche che senza una qualche intesa almeno parzialmente strategica tra Stati Uniti e Russia siano veramente perseguibili.
Ecco che cosa succede sul serio mentre la stampa, i nostri rappresentanti all’Onu e l’Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri spiegano come gli Stati Uniti abbiano isolato Israele riconoscendone Gerusalemme come capitale.
Ormai è sempre più chiaro: la controffensiva apprestata dal fronte della retorica panglossiana del “tutto va bene nella migliore delle Unioni europee possibili”, non è del tutto irresistibile.
Brutta storia per Diego Armando Maradona, il fu fuoriclasse de’ sinistra che, dopo aver definito il presidente Trump un “chirolita”, un burattino, si è visto negare il visto negli Usa.
Se si formerà un governo di Grande coalizione, per 12 anni su 16 la Germania sarà stata governata da una maggioranza che vede insieme sinistra e centrodestra. E questo sembra non fare bene a nessuno (Spd compresa).
Il metodo adottato per far morire il "piccolo guerriero", Charlie Gard, sta diventando in Europa un protocollo abituale, un canone medico e giudiziario. Ora, purtroppo, tocca a Inès.
Il presidente americano appare l’unico intento a svegliare i sonnambuli che alimentano il disordine globale. Esattamente come nell’Europa del 1913.
L’iniziativa islamista a partire da Parigi stessa è oggi uno dei principali problemi europei.
In Svezia quella degli immigrati rappresenta una vera e propria lobby, un gruppo organizzato di uomini e donne che lavorano, pubblicamente e non, per difendere interessi ben precisi. E’ quello che dimostra il caso “Young in Sweden”, un’associazione di ragazzi afgani tra le più influenti del paese.
A un anno esatto dall'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, ci si aspetterebbe dai commentatori un bilancio fondato su dati e fatti. Il giudizio sulla sua presidenza tende invece ancora troppo spesso a ridursi, tristemente, ad una grottesca caricatura dell'Uomo Nero.
“Stiamo proteggendo la santità della vita e della famiglia al centro della nostra società”. Poche parole, semplici ma forti, quelle pronunciate dal Presidente Usa alla Marcia per la Vita destinate a rimanere nella storia.
Il presidente sudcoreano Moon Jae-in (non vicinissimo agli Usa) ha ringraziato Trump per aver messo in riga i nordcoreani. Ma c'è chi (come Repubblica) riesce a trovare intellettuali che sostengono il contrario.
Non poteva che essere inglese il primo, al mondo, Ministro per la Solitudine, nominato dalla premier Theresa May. Non è una semplice bizzarrìa malinconica, ma la certificazione del fallimento totale della società britannica, avamposto del nostro occidente.
Il Financial Times spiega ai democratici americani che Trump era meglio non diventasse presidente ma lo è diventato, che sta consolidando la sua leadership e che non si può vivere permanentemente in campagna elettorale.
Il sarcasmo (e il disprezzo) del molto liberal quotidiano su questa Europa che ogni cinque minuti strilla sui diritti politici dei cittadini e che poi non è capace di prendere un’iniziativa su una situazione così grottesca.
Ah! Che bello quel Paese in cui non vi sono opinioni divergenti! Ecco un pensierino della serie "Come back, Lenin", espressione dell'animus tedesco-orientale rimosso ma (forse) non sradicato nella Kanzlerin.
Parlano i policy manager, gli ingegneri informatici, i revisori dei contenuti di Twitter, e il quadro che emerge da questi lacerti di conversazioni rubate è desolante.
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